A Scacchi? Nervi D’acciaio!

Le emozioni controllano l’uomo debole. L’uomo forte controlla le emozioni

 

Credo che capiti a tutti di sentirsi agitati, nervosi o addirittura impauriti prima di giocare a scacchi. Quella sensazione del cuore che batte più velocemente e la mano che trema leggermente mentre scriviamo sul formulario la mostra del nostro rivale credo che sia comune a tutti. Non preoccupatevi! Succede anche ai Grandi maestri.

Il problema è che queste sensazioni negative ci fanno giocare peggio di come giochiamo di solito. Se abbiamo paura del nostro avversario o ci preoccupiamo troppo del risultato finale, sicuramente otterremo risultati inferiori alle nostre aspettative. A questo proposito mi ricordo di una partita amichevole giocata al circolo fra due giocatori inclassificati. Ad un certo punto, in una posizione ancora complessa, uno dei due ha proposto la patta al suo avversario accompagnando l’offerta con queste parole “Per esperienza so che in queste posizioni chi cerca di forzare, perde.” Ma si trattava di una partita amichevole, senza orologio e senza premi! Che senso aveva fare patta? Nessuno, solo la soddisfazione personale (un po’ misera, in verità) di non aver perso una partita.

In realtà quei due giocatori qualcosa hanno perso: la possibilità di scalare un gradino in più nel loro processo di miglioramento. Comunque è ovvio che il problema delle emozioni esiste e deve essere risolto. Già, ma come?

Innanzitutto prendendo coscienza che voi non siete responsabili del risultato della partita.
Questa affermazione vi sembra strana o addirittura incredibile? Eppure, se ci ragionate un po’, vi renderete conto che è vera. Facciamo un esempio: voi state giocando una partita di torneo contro un avversario che è più debole di voi, magari ha cominciato a giocare a scacchi da poco tempo mentre voi giocate da anni. Questo vi garantisce la vittoria? No di certo! Voi non siete perfetti e non siete in grado di indirizzare il destino di qualcosa a vostro piacimento men che meno di una partita a scacchi.

Tutto quello che potete fare è giocare al meglio e cercare di vincere con il massimo dell’ impegno mettendo in campo tutta la vostra abilità e le conoscenze che avete imparato in allenamento. Ma anche così non sarete mai certi di vincere.

Le cronache raccontano che Smyslov, prima di una partita, ripetesse fra se e se questa frase:

“Devo giocare 40 buone mosse.
Se il mio avversario farà un errore, allora vincerò;
Se il mio avversario farà anche lui 40 mosse buone, faremo patta;
Se il mio avversario giocherà come un genio, allora e solo allora perderò”

Mettiamola così: i vostri progressi sono come i gradini di una scala. Gradino dopo gradino potete raggiungere la cima ma dovete affrontarli tutti.

Quei due giocatori che ho citato prima hanno barattato un gradino (e chissà quanti altri) per la magra soddisfazione di dire: non ho perso questa partita. Non fate lo stesso errore. Se vi renderete conto che siete responsabili del vostro gioco ma non del risultato, giocherete meglio perché sarete più tranquilli. Tutto quello che dovete fare è gettare nella mischia ciò che avete appreso durante i vostri allenamenti. Se sarà sufficiente vorrà dire che vincerete. Altrimenti avrete un’indicazione su come migliorare il vostro programma di allenamento da lì in avanti.

Del resto questo è il modo con cui impariamo a migliorarci. Forse vi ricorderete ancora come avete imparato da andare in bicicletta. Non credo che la prima volta siete saliti sul sellino e avete cominciato a pedalare come un campione. Di solito si comincia con lo sbandare, col non riuscire a fare due pedalate consecutive e, soprattutto si comincia a cadere

Col tempo, provando e correggendo gli errori, un po’ alla volta si migliora. I grandi campioni del ciclismo hanno cominciato esattamente così, con le ginocchia sbucciate e qualche lacrima. Cadere fa parte della scalata verso il top, e non si arriva a pedalare in maniera corretta senza qualche caduta o senza strisciare contro un muretto. Ma possiamo dire che le cadute e le strisciate sono state degli insuccessi? Assolutamente no perché erano indispensabili al miglioramento.

Allo stesso modo le sconfitte a scacchi fanno parte di un processo di miglioramento che può portarvi molto lontano se saprete gestirle e se saprete sfruttarle in maniera conveniente. Per questo è molto importante analizzare le proprie partite: da ognuna di loro noi impariamo. E ognuna di loro vi farà salire un gradino in quella scala infinita che è la conoscenza scacchistica.

E, soprattutto, giocate ogni partita senza farvi sopraffare dalla paura o dall’ansia. Se pensate di stare meglio o se pensate di avere una posizione pari, non offrite la patta ma continuate a giocare. E se è il vostro avversario che ve la propone, pensateci bene prima di accettarla. La scala è molto lunga…

TM & Christian

3 Commenti

  1. Andrea Quattrone

    Sono d’accordo. Soprattutto per quanto riguardo l’importanza della sconfitta.
    A volte è meglio perdere una partita, piuttosto che pareggiarne una, tutta da giocare.
    Ciao!

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    • Christian

      Concordo in pieno! La patta va bene sono in alcuni casi, mentre per il resto.. è sempre meglio giocare fino in fondo! 😉

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  2. werty

    ciao chry;
    ma ci 6 su facebook nn riesco a trovarti! (se ci sei cerca Debbi Francesco e chiedimi l’ amicizia)
    comunque è vero che una sconfitta serve sempre per imparare ma una patta è mezzo punto, buttalo via!!!

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