Recensione: Teoria e Pratica degli Squilibri

Teoria e pratica degli squilibri – Jeremy Silman (Prisma Editori)

La prima cosa che si apprezza in questo libro è che l’autore usi la seconda persona singolare per rivolgersi al lettore, instaurando dapprincipio un rapporto confidenziale che dà la sensazione di aver un personal trainer di fronte a sé. Il testo, rivolto ai giocatori di categoria nazionale, e come dice lo stesso Silman, fino al livello di candidato maestro, ha come obiettivo insegnare a sfruttare a proprio favore gli squilibri esistenti nei due schieramenti durante il corso della partita con un metodo da egli stesso definito “Metodo Silman”.

L’uso del termine “metodo” potrebbe far storcere il naso a qualcuno ma vi assicuro che, l’autore, con il suo modo di analizzare e calcolare riesce a cambiare in positivo la visione di gioco di noi poveri scacchisti mortali che, costretti a sopravvivere ai piedi dell’Olimpo, ci nutriamo di partite elemosinateci dall’alto con tante aride varianti e poche spiegazioni circa i motivi tattici o strategici che le hanno generate.

In pratica, Silman, attraverso le prime 13 parti con relativi due o tre sottocapitoli, ci insegna dove, cosa, e in che modo guardare la posizione che abbiamo di fronte invitandoci, prima di tutto, a comprendere i motivi strategici e tattici che danno ragione al successivo calcolo delle combinazioni. In ogni posizione, durante il corso della partita esistono degli squilibri che non per forza devono essere positivi o negativi per i contendenti però, solo riuscendo ad identificare questo tipo di caratteristica posizionale, si può cercare di aumentare pressioni nei punti salienti accentuando gli squilibri che possano poi dare un corso positivo al resto della partita. La spiegazione inoltre avviene mossa dopa mossa spiegando i motivi di ognuna.

Se volessimo fare un parallelismo tra il metodo d’analisi di Silman e, che ne so, la boxe, è come se durante il match mi accorgessi che il mio avversario tende a scoprire il fegato. Cosa dovrei fare? Insisterei su quel punto provocando nell’avversario una maggior attenzione o timore costringendolo a proteggere la zona in questione. In questo modo dovrei riuscire ad obbligarlo a una guardia più bassa creando uno squilibrio che mi consente di colpirlo più facilmente al viso.

Questo è il succo del “segreto” di Silman, indicarci come analizzare la posizione e quali calcoli sono da eseguire. Il libro ha 358 pagine e, oltre alle 13 parti già indicate, ha un glossario finale, una parte dedicata alla soluzione dei problemi e l’ultima dedicata alle letture consigliate. Personalmente, la lettura di Teoria e pratica degli squilibri mi ha permesso di individuare sulla scacchiera motivi e temi a cui prima non davo peso. L’autore ha prodotto successivamente Teoria e pratica degli squilibri – Quaderni di lavoro, opera questa che non ho ancora letto.

Puoi acquistare il libro qui.

Rino Mucy

19 Commenti

  1. Barone

    Volevo solo segnalare che il libro in questione (NON l’espansione dei “Quaderni di Lavoro”) è uscito nella 4a edizione da pochi mesi, e non so se in questa versione sia già disponibile tradotto in italiano.
    Poiché il libro è stato quasi interamente riscritto dall’autore, che ha anche aggiunto un significativo numero di pagine, consiglio chi lo volesse comprare di assicurarsi di aver trovato l’ultima edizione, oppure di farsi fare un sostanzioso sconto sulla terza e penultima versione!

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  2. fc6

    Il titolo in inglese é “how to reassess your chess” ?

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  3. werty

    anche se non centra niente sono riuscito a varcare la soglia dei 1100 punti su scacchisti (anche non è un grande successo per un giocatore assiduo per me che gioco una volta al mese è importante)

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    • Christian

      I miei più sentiti complimenti Werty! non sono una vetta facile, anche perché il livello medio si è impennato vertiginosamente su Scacchisti|

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  4. TM

    @ fc6

    Mi sembra che il titolo sia questo. Come ha fatto giustamente notare Barone, la versione inglese è arrivata alla quarta edizione.

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  5. werty

    @ Chrystian

    grazie dei complimenti lo so che il livello di alcuni giocatori è altissimo, infatti all’ ultimo torneo ho giocato contro un 2225(come cavolo si fa ad averne così tanti), ma vorrei sapere quanti ne hai tu probabilmente sarai arrivato a 1500 e avrai smesso perchè ormai gli unici tornei che si fanno sono quelli da 1 minuto o 3 minuti

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    • Christian

      Grazie a te Werty!

      Guarda, con grande sorpresa ieri sono entrato su scacchisti e ho letto 1917 punti…. 😀 non mi ricordavo di averne così tanti… credo che ci sia stata una modifica sui punteggi generali, li avranno aumentati tutti di 300 punti circa…

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  6. werty

    si ma io faccio i tornei gratuiti e li non hanno aumentato ma per essere precisi c’ è stato un aumento di 440 punti

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  7. TM

    Scacchisti.it ha voluto adeguare i suoi punteggi con i punteggi internazionali ( qualunque cosa voglia dire) e quindi adesso tutti i punti sono più alti.

    In un altro gruppo ho letto di uno ( probabilmente fasullo, ma tant’è, in quel gruppo pare che sia la regola) che diceva che avendo raggiunto o superato i 1600 punti su Scacchisti, giocava come un seconda nazionale. Ovviamente non è vero. Molti, ad esempio, sono saliti come punteggio giocando partite a 1 minuto. Chi ci ha provato sa perfettamente che con un tempo così ridotto più dell’abilità scacchistica conta la velocità del mouse. Provate a vedere il livello di gioco a 1 minuto e poi mi saprete dire. Per non parlare dell’uso dei programmi scacchistici che treasformano uno “scarpone” in un GM.

    Quindi prendiamo il gioco on line per quello che vale ( cioè poco) e non facciamo paragoni irriverenti col gioco a tavolino.

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  8. Barone

    Una domanda:
    se conoscete direttamente qualcuno che gioca in rete e ripete le mosse di un motore contro un avversario umano, potreste chiedergli perfavore che gusto ci prova?

    Insomma, capisco chi gica tornei fra engines diversi per passione “informatica” o anche solo con lo spirito di chi guarda una gara fra atleti in pista o fra cavalli all’ippodromo.
    Ma cosa spinge uno che si iscrive ad un server per il gioco a scacchi a non giocare affatto, ma anzi a ripete mosse di un programma istallato sul suo HDD al solo scopo di aumentare un “punteggio” privo di significato?

    Lo chiedo perché a volte sembra difficile credere che TUTTI quei “giocatori” con ELO sotto i 1400, che via via ti ammazzano con una combinazione profonda 6-7 mosse o più, siano ogni volta stati colpiti da un colpo di fortuna o di genio, oppure siano (G-/I-)Maestri appena iscrittisi al server!

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  9. TM

    Le possibilità sono molteplici. Su Scacchisti.it ho un nick creato da poco tempo e quindi sono partito da 1400. In poco tempo sono salito sopra i 1700 e credo che alcuni miei avversari abbiano pensato di me che stessi usando un programma. Del resto a 1900-2000 ci sono giocatori che aprono con 1. e4 e5 2. Cf3 Ac5? e che magari proseguono per 20 mossse con la Donna in meno

    Tuttavia è vero che l’uso dei programmi è abbastanza diffuso. I motivi non li conosco ma conosco un po’ i giocatori di scacchi e so per certo che, specialmente ai livelli più bassi, gli scacchi diventano un momento di auto realizazzione. Come quelli che si vantano di aver fatto “da casello a casello…” un tempo stratosferico. In pratica proiettano su se stessi le prestazioni della loro automobile. Lo stesso per gli scacchi.

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  10. Barone

    Per chiarire, e visto che fate spesso riferimento al server dove giocate, la situazione che descrivevo è relativa al FICS, o freechess.org, che è gratis e dove è facile trovare avversari per partite di 20 minuti e incremento o più (il gioco di 5 minuti non mi piace: bisogna essere giocatori di lungo corso per trovarci un senso, a mio parere).

    Per quello che vedo, su questo server il valore reale dei giocatori con ELO compreso fra i 1300 e i 1800 è in realtà pituttosto omogenea. Fra alti e bassi il mio punteggio staziona intorno ai 1400, ma è assai più influenzato da quanto spesso gioco che dalla forza nominale degli avversari che trovo via via.
    Infatti di solito non gioco per qualche settimana, poi gioco un paio di partite al giorno per più giorni consecutivi, e infilo serie prima di sconfitte poi di vittorie via via che ci riprendo la mano, indipendentemente dal punteggio degli avversari che trovo (almeno sotto i 1900). Quindi il mio punteggio diventa una media fa quando sono “allenato” (si fa’ per dire…) e quando sono arrugginito.

    Una cosa notavo circa il discorso sul punteggio ELO e il peso che i vari tipi di scacchisti gli attribuiscono: non so più quale famoso giocatore diceva che quando si progredisce, quando il livello del proprio gioco migliora, non si percepisce nessuna differenza soggettiva, ma in realtà sembra che siano gli avversari a peggiorare, a commettere più errori.
    Questa sensazione posso confermare di averla sperimentata spesso anch’io nel mio piccolo, a causa del mio modo di giocare a singhizzo.

    Per questo motivo, per la differenza a mio parere minima di forza reale fra i giocatori “meno che esperti” di diverso ELO (fra cui il più scarso gioca come me fuori allenamento e il più forte gioca come me quando ho ripreso confidenza con la scacchiera), direi che imbrogliare per gonfiare il proprio risultato è un comportamento veramente privo di senso.

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  11. Cinello

    In effetti più si progredisce più sembra che gli avversari giochino passivi e imprecisi. Difficile notare il proprio miglioramento strategico, più facile forse sentirsi in forma dal punto di vista tattico.
    Son d’accordo con Barone

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  12. werty

    ciao a tutti
    sono d’accordo con Barone (cm mai hai un nick del genere se non ti piace barare?) non ha senso imbrogliare sulla rete anche perché non ci si guadagna niente e confesso di aver utilizzato una volta un programma (Arena) all’inizio di una partita e sono andato in vantaggio di un pedone fin dall’inizio ma dopo un po’, preso dal senso di colpa ho iniziato a giocare normalmente ed ho perso il pedone guadagnato per “giustizia” (diciamo che nel barare sono stato onesto)e alla fine ho vinto ma questo poco importa quello che voglio dire è che non è importante quale sia l’ELO dell’ avversario non dovete utilizzare i programmi perché non imbrogliate solo l’ avversario ma anche voi stessi perché in un torneo a tavolino non potrete raggiungere quel risultato, e poi non è assolutamente giocare così.

    un saluto dal vostro lettore più accanito (si fa per dire)
    Werty (Francesco Debbi anche se il nome vero non interessa a nessuno)

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  13. Barone

    @werty
    Ho il soprannome Barone fin dalle elementari.
    Infatti, dopo aver letto dei vecchissimi fumetti di Charly Brown trovati in casa (roba stampata negli anni ’60, probabilmente già ristampe di materiale del decennio prima ancora!), mi ero appassionato alle fantasie di Snoopy sulle battaglie aeree del “Barone Rosso”.

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  14. werty

    ah allora scusa m avevo compreso tutt’altra cosa comunque anche a me piacevano i fumetti di Charlie Brown da quando me li ha mostrati mio padre (immagino tu abbia più o meno la sua età, 43 anni) il mio personaggio preferito era Charlie Xkè mi ritrovavo in quell’ometto che in una parola si poteva definire sfortunatissimo spero che prima o poi calciare il pallone senza che Lucy lo togliesse un’attimo prima!

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  15. Barone

    Posso essere al massimo lo zio giovane: i fumetti che dicevo dovevano essere dei miei genitori!

    Comunque Charlie Brown non era il classico perdente alla Willy Coyote e simil. Infatti aveva anche dei momenti di rivincita.
    Ricordo una striscia in cui Linus, che a parte le eccentricità (coperta, re delle zucche, …) era generalmente un personaggio vincente, raccontava ammirato ad un altro (forse Shroeder, il pianista) di aver visto C.B. inseguito da ragazzini più grandi che lo volevano menare: ad un certo punto ha smesso di correre ed ha aperto un dibattito!

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  16. werty

    è evidente che in materia sei più esperto di me io non ho molti fumetti di come si chiama l’ autore Shulz? però meglio non continuare con questi commenti su un blog del genere non credi?
    cmq ciao

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  17. TM

    Sono d’accordo. Torniamo a parlare di scacchi

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