“Spesso ho problemi di tempo!” Vi ritrovate anche voi in questa frase? Lo Zeitnot ( dal tedesco Zeit= tempo e Not_= penuria, mancanza) capita con una buona frequenza nelle partite della maggior parte dei giocatori, soprattutto se si tratta di partite importanti e decisive per un piazzamento in un torneo, per la promozione ad una categoria più alta o per l’aumento del punteggio Elo.
Spesso lo Zeitnot gioca brutti scherzi: si ottengono posizioni vinte ma poi viene a mancare il tempo per realizzare il vantaggio vincente oppure da una posizione assolutamente pari si passa ad una perduta semplicemente perché si sono dovute giocare un paio di mosse in fretta. Oppure , semplicemente, il tempo finisce e la partita è persa al di là della posizione che si trova sulla scacchiera.
Quando l’inglese Thomas Bright Wilson, su suggerimento di Blackburne, inventò l’orologio scacchistico, di sicuro non poteva immaginare il ruolo che questo oggetto avrebbe avuto quasi la stessa importanza dell’abilità tattica o strategica nel decidere le sorti di una partita. A volte una singola sconfitta causata dal tempo può addirittura avere effetti negativi sul resto del torneo e lo Zeitnot troppo frequente può addirittura bloccare i progressi scacchistici di un giocatore. Quindi va preso seriamente.
Cosa si può fare per cercare di ridurre se non addirittura eliminare i danni dello Zeitnot? Ecco alcuni metodi suggeriti dai grandi campioni:
Punto Primo: l’aspetto tecnico
1 Metodo Botvinnik-Fischer: quando giocate una partita veloce, supponiamo di 5 minuti, dovete far finta di avere invece solo 3 minuti sull’orologio. Se giocate con un tempo di 20-30 minuti, fate finta di averne solo 10-20 e così via. Ovviamente questo metodo va impiegato nelle partite di allenamento o in quelle poco importanti. In questo modo vi abituerete a prendere decisioni più velocemente.
2 Metodo “usa il tempo del tuo avversario” : questo è facile da capire ed è particolarmente efficace se anche il vostro avversario gioca lentamente. Kotov, nel suo libro “Pensa come un grande maestro” dice che quando tocca a noi muovere dovremmo pensare in termini concreti (analisi delle singole mosse, minacce tattiche ecc. ecc,) quando tocca al nostro avversario dovremmo pensare in termini generali (il mio Re è abbastanza al sicuro? E il suo? Potrei occupare una colonna aperta?). Bisogna però stare attenti perché questo metodo è molto dispendioso dal punto di vista sia fisico che mentale.
3 Metodo “Controlla il tempo del tuo avversario” : se si usa questo metodo bisogna semplicemente paragonare il nostro tempo con quello dell’avversario ogni 10 mosse circa e cercare sempre di non restare indietro di più di 5 minuti.
4 Metodo Nunn : il GM inglese suggerisce di dare un po’ più di fiducia alla vostra intuizione. Se la prima mossa che avete pensato è solitamente quella che poi giocherete anche dopo una lunga riflessione, fidatevi di voi stessi e giocatela subito. Vi consiglio comunque di procurarvi il suo libro “Cosa deve sapere il giocatore da torneo” e leggere il capitolo intitolato “Lo Zeitnot”. In ogni caso il libro è pieno di consigli utili per chiunque voglia giocare tornei con un minimo di ambizione.
5 Metodo Rowson : nel suo libro “I 7 peccati capitali degli scacchi”
il GM scozzese Jonathan Rowson dice che uno dei difetti più grandi è il perfezionismo. Sforzarsi di trovare sempre la mossa migliore, ammesso che esista, può portare allo Zeitnot. Meglio giocare una buona mossa velocemente che “la migliore” dopo un’ora di riflessione. Sicuramente più avanti nel corso della partita rimpiangerete quel tempo prezioso.
Punto Secondo: l’aspetto teorico
1 Aperture:
Bisogna scegliere un’apertura per ogni sistema sia per il Bianco che per il Nero, studiarla bene e provarla in partita (meglio se di allenamento), in modo da poterla giocare velocemente e con successo in partite serie.
Ecco un esempio tipico. La partita è la Speelman – Webb, Londra 1977.
Il tempo di riflessione era di 30 mosse in 90 minuti
La posizione nasce da un’Inglese che si è trasformata in una Siciliana Maroczy. A questo punto la mossa abituale è 7. Ae2 ma Speelman pensava… Questo fece supporre a Webb che forse il suo più illustre avversario avrebbe optato per un’altra linea ed ebbe il tempo di preparare le mosse successive ( vedi più in alto “Usa il tempo del tuo avversario).
7.Cc2 (18)
Speelman in questa posizione pensò per 18 minuti! Probabilmente aveva cercato nei suoi “cassetti della memoria” qualche linea poco usata dato che Simon Webb era un esperto di questa variante. Tuttavia John Nunn nel suo libro consiglia: “Evitate di riflettere a lungo su mosse teoriche”.
La partita comunque proseguì e dopo una decina di mosse si presentò la posizione del diagramma
Dopo l’ultima mossa del Bianco 15. Ce3 Speelman cominciava a scarseggiare a tempo. Tuttavia il Nero era in posizione inferiore. La minaccia è semplicemente 16. Axf6 seguita da 17. Cd5 danneggiando in maniera irreparabile la struttura pedonale del Nero. A questo punto il Nero, che era in vantaggio di tempo, decise di valutare le varie mosse candidate 15.., e6 e 15.., Dc5. Alla fine Webb optò per 15.., e6 dopo una riflessione di 18 minuti ( sì, anche lui) ma questa volta si tratta di minuti ben spesi, come dice lo stesso Webb. Speelman era in Zeitnot e quindi giocò velocemente:
16. Tfd1 Dc5 17. Dxd6?
Un errore che avrebbe potuto evitare con un po’ di riflessione in più… ma non c’era tempo. Seguì 17.., Cxf3+ 18. Axf3 Dxg5 19. Dxb6.
E qui Webb giocò la programmata 19.., Tb8 ma il suo commento, relativo ai 17 minuti(!) impiegati per giocare questa mossa, è “Too slow!” Troppo lento! Infatti aveva programmato questa mossa mentre Speelman stava pensando a 19. Dxb6 ma poi si perse a cercare alternative più favorevoli ( vedi Metodo Rowson) e alla fine si decise per la prima mossa pensata ma dopo aver consumato preziosissimo tempo sull’orologio. Infatti nella posizione del diagramma seguente
Webb avrebbe potuto giocare 25.., f4! E i pedoni neri sono troppo minacciosi. Ma gli mancavano 8 minuti per le successive 5 mosse e giocò invece
25.., Ah6?! Che butta via tutto il vantaggio. La partita fini poi patta dopo un violento Zeitnot finale nel quale entrambi i contendenti giocarono mosse molto precise.
2 Centro partita
Dovete conoscere le basi della strategia ( controllo delle colonne aperte, conoscenza dei vari tipi di centro, scoprire i punti deboli della posizione avversaria ecc.) in modo da poter organizzare un piano di gioco. Molto utili sono i principi di Steinitz che potete trovare a questi link:
Il seguente schema ( tratto dal sito del Circolo di Scacchi di Cecina) rende molto bene l’idea sul “come” pensare.
ma il testo migliore in assoluto, un’autentica bibbia per lo scacchista medio, è “Chess Strategy for the Club Player” di Hermann Grooten.
Vediamo ora questo principio messo in pratica:
Il diagramma è relativo alla partita Petrosian – Juchtman Tbilisi 1959. Qui non c’è posto per ragionamenti del genere “Io faccio questa… lui fa quella allora io…”. Petrosian ha in mente un piano ben preciso: deve mandare via il Cavallo dalla casa f4 e poi trasferire un cavallo in e3 da dove controllerà la casa f5. Il Nero, privato dell’avamposto in f4 non potrà avere nessun tipo di gioco attivo. Ovviamente per poter spingere in g3 bisogna prima togliere l’Alfiere che occupa quella casa. Poiché il gioco si svolgerà presumibilmente sul lato di Donna la prima mossa del piano siamo in grado di trovarla facilmente anche noi: 14. f3! E il nero in poche mosse si trovò in una posizione priva di ossigeno. Petrosian vinse in altre 17 mosse.
3 Finale:
bisogna studiare le varie posizioni ( pedoni isolati, pedoni passati e protetti, strutture di pedoni, forza e debolezza dei pezzi leggeri, finali tipici di Donna o di Torre ecc.) in modo da avere delle linee guida quando queste posizioni si presenteranno sulla scacchiera. In questo modo si potrà risparmiare parecchio tempo sull’orologio.
Punto Terzo: preparazione psicologica
“Non credo nella psicologia, credo solo nelle buone mosse.”
Così disse una volta Fischer ma non era vero. Nel suo match contro Spasskj, ad esempio, fece abbondante uso della psicologia e vinse.
L’errore principale che la maggior parte dei giocatori commette è quello di lasciarsi guidare dalla paura nel corso della partita. Mark Dvorestsky, il famoso allenatore di campioni, dice che la cosa migliore da fare è “guardare la paura negli occhi e la paura scomparirà.” Lo Zeitnot spesso è causato dalla mancanza di sicurezza del giocatore che, non fidandosi della propria abilità,pretende di controllare e ricontrollare le mosse. Questo è un problema che viene superato solo giocando molto e contro avversari più forti.
Conclusione
Provate a mettere in pratica i suggerimenti che trovate in quest’articolo e sicuramente trarrete dei benefici.
TM
Ormai quasi tutti i tornei hanno una cadenza ad incremento, quindi non credo che lo zeitnot provochi ancora molti disagi.
Comunque è un bel articolo.