Cosa sono le aperture? In parole povere sono quelle mosse che si incontrano nella fase iniziale della partita con le quali entrambi i giocatori cercano di far assumere ai loro rispettivi schieramenti una posizione ottimale in vista del centro partita. Gli schemi di apertura sono tantissimi e nessun giocatore può vantarsi di conoscerli tutti.
Sono importanti le aperture? Solitamente sono le più snobbate dagli spingilegno da circolo ( o da internet) quasi come se studiare le aperture fosse sinonimo di scarsa abilità scacchistica. In realtà delle tre fasi del gioco ( Aperture, mediogioco e finale) la fase dell’apertura è l’unica che si incontra sempre e spesso è decisiva per il prosieguo della partita. Quello che è veramente da evitare è di consacrarsi allo studio delle aperture trascurando tutto il resto.
Come si studiano le aperture? Una prima risposta la troviamo nel sito Albanesi.it dove leggiamo ( i numeri fra parentesi sono miei e rimandano ad alcune spiegazioni dopo il testo): “Molti giocatori studiano le aperture in modo meccanico (1), altri cercano di giocare quelle che presentano trappole e modi “per vincere facile”(2), altri infine le odiano e cercano aperture strane per evitare la teoria (3). Tutti questi comportamenti sono errati.
Al principiante si può consigliare di non studiare nulla se non le caratteristiche generali dell’apertura; dopo un periodo di training “libero” potrà capire quali schemi gli siano più congeniali e potrà approfondirli; per il giocatore medio si potrebbe dire che la cosa più importante non sono le aperture in sé, ma l’imparare a capire come si studiano, indirizzandosi verso ciò che serve veramente. (4)”
Facciamo qualche esempio pratico per spiegare quanto sopra.
1) La teoria della variante del pedone Avvelenato della Siciliana Najdorf comincia tranquillamente dopo la 15° mossa e prosegue per un’altra quindicina di mosse come minimo. Quindi se si vuole studiare questa specifica variante bisognerà memorizzare 30 mosse di una linea oltre alle sub varianti. Il problema sorge quando l’avversario gioca una mossa non prevista. In quel caso la memoria non può essere di aiuto e spesso si va nel panico.
2) Il Nero gioca 1. e4 e5 2. Cf3 Cc6 3. Ac4 Cd4?!
Speculando sulla trappola 4. Cxe5? Dg5 5. Cxf7 Dxg2 6. Tf1 De4+ 7. Ae2 Cf3 matto Ovviamente è sufficiente che il Bianco non si mostri cooperativo e giochi la semplice 4. Cxd4 con vantaggio.
3) Il Bianco gioca il Colle contro qualunque difesa. Purtroppo per lui non esistono sistemi universali (e chi cerca di convincervi ad usarne uno vi vuole imbrogliare) e quindi rischiate di trovarvi a mal partito contro un avversario un po’ preparato.
4) Imparare le idee invece delle mosse è il suggerimento di Albanesi. E’ un buon consiglio anche se poi lo stesso autore si contraddice suggerendo l’Ippopotamo.
A questo punto voi poteste chiedere : “Cos’è l’Ippopotamo e perché Albanesi si contraddice quando lo propone?”
La risposta è abbastanza semplice: l’Ippopotamo è uno schema di sviluppo che prevede che il Nero spinga i suoi pedoni a, b, d, e, g, h di un solo passo tenendo i suoi pezzi all’interno di questa struttura. In questo modo non c’è contatto con i pezzi del Bianco e il Nero può giocare le sue prime 10 mosse praticamente senza preoccuparsi di cosa fa il suo avversario.
Ma proponendo questo impianto, Albanesi si contraddice perché viola il suo punto 3. Vediamo come presenta L’ Ippopotamo:
1… g6 – La prima mossa è fondamentale. Cominciare con la spinta del pedone g consente di confondere l’avversario. Non può sapere se abbiamo intenzione di giocare l’Ippopotamo oppure di usare difese più convenzionali come un’Est Indiana.
In realtà questa “astuzia “ si può rivelare controproducente. Innanzitutto il Bianco può evitare radicalmente l’Ippopotamo giocando 1. b3 o 1. g3. Inoltre, se consideriamo alcune sequenze del Bianco, vediamo che, ad esempio, dopo 1. d4 g6 2. c4 Ag7 se il Bianco prosegue con 3. g3 ( mossa che si vede abbastanza spesso), il Nero è costretto a rinunciare al suo impianto. Allo stesso modo dopo 1. c4 g6 2. g3 ( il suggerimento di Marin nel suo repertorio dell’Inglese per il Bianco) il Nero non può impiantare il suo schema.
Purtroppo questo stesso schema di gioco è stato riproposta pari pari da alcuni volenterosi ma poco preparati principianti in un libretto che si pone come scopo l’autoapprendimento. Se invece di scopiazzare ragionassero di più con la propria testa, forse non farebbero grossi danni.
Del resto lo stesso Albanesi alla fine del paragrafo, corregge il tiro. Alla domanda “gli schemi di apertura funzionano?” risponde:” Possono sicuramente funzionare quando se ne comprendono i limiti, cioè quando non vengono giocati sempre e in maniera meccanica, acritica. “
Allora, come si studiano CORRETTAMENTE le aperture?
La risposta è, ovviamente, legata a molti fattori: la motivazione, il posto che vogliamo dare agli scacchi, la possibilità di accedere a materiale vario, il nostro stile di gioco, l’età. Soprattutto quest’ultimo parametro è molto importante perché con l’avanzare degli anni la memoria è meno ricettiva ma, in compenso, si comprendono meglio gli schemi.
Quello che segue è un riassunto di una mia conversazione con il MI greco Tzermiadianos che da parecchi anni è anche un valido istruttore. Quando cominciò a giocare a scacchi lui stesso confessa di aver dedicato molto tempo allo studio delle aperture ma in maniera sbagliata. Tuttavia dai suoi errori ha imparato qualcosa e il suo metodo (valido soprattutto oggi, in un mondo nel quale le informazioni si diffondono velocissime) è abbastanza facile da adottare. Ci sono otto passaggi e noi prenderemo come punto di partenza la Difesa Francese:
1) Studiare i classici. Bisogna studiare le partite che i campioni del mondo hanno giocato con l’apertura o la difesa che vogliamo adottare. Il mach Karpov–Korcnoj del 1974 e del 1978 è fondamentale così come sono fondamentali le partite di Borvinnik, Euwe, Petrosian e Alechin.
2) Studiare le partite degli esperti. Giocatori come Svidler, Adams Emms, solo per citarne alcuni, meritano che gli si dedichi particolare attenzione.
3) Studiare le posizioni con la stessa struttura pedola eanche se provengono da aperture diverse. Se studiate la Var. Tarrasch della Francese, quella con il pedona di Donna isolato in d5, potete guardare anche le partite della Difesa Tarrasch del Gambetto di Donna o quelle partite dove è il Bianco a sobbarcarsi l’onere del pedone isolato. Questo studio aiuterà a comprendere le idee di base di ogni posizione.
4) Studiare i finali tipici che possono sorgere. Si possono studiare, ad esempio, posizioni con la maggioranza di pedoni sull’ala di Donna o quelli con due pedoni centrali contro uno, che scaturiscono dalla nostra apertura. In questo modo sapremo se è conveniente oppure no entrare in un determinato finale.
5) Adattare il repertorio al nostro stile. Analizzate le vostre partite, trovate il vostro stile di gioco e selezionate le aperture e le difese che vi fanno sentire a vostro agio.
6) Raccogliete quante più informazioni è possibile. Se trovate una partita interessante su qualche rivista, fotocopiate la pagina o inseritela in un database, soprattutto se è ben commentata.
7) Usate il computer. Usate il Chess Base, o programmi simili, per conservare le partite e le vostre idee. Fatevi aiutare ( ma non sostituire) dai motori per le analisi.
8 ) Deviate appena è possibile. Se vi viene in mente un’idea nuova e se il computer non ve la demolisce di colpo, usatela nelle vostre partite. Non fatevi spaventare se il giudizio del motore vi segnala che siete in svantaggio di 0.20. L’importante è che VOI vi sentiate a vostro agio. Ricordatevi dell’aforisma dello scrittore francese Andrè Gide: “Credi a coloro che cercano la verità. Dubito di coloro che la trovano”. Provateci!
Quali aperture scegliere? Cominciate con quelle aperture o quelle difese di natura strategica e posizionale. Per studiare i gambetti avrete tempo. Le aperture strategiche sono quelle che vi obbligano a studiare diversi tipi di strutture di pedoni e questo non può che migliorare la vostra comprensione della strategia. Se, ad esempio, volete studiare una linea col Bianco contro la Francese, studiate la Var. Tarrasch. Contro la Caro-Kann studiate l’attacco Panov, contro la Sicliliana l’Alapin e così via. I miglioramenti sono assicurati. Non affidatevi a quei soloni che vi garantiscono successi nelle aperture. Se il Nero è preparato otterrà sempre la parità.
Linee principali o linee secondarie? La risposta dipende esclusivamente da voi. Evitate quelle linee minori che vengono abitualmente suggerite solo perché hanno poca teoria. Si tratta molto spesso di varianti inferiori che vi vengono spacciate per buone solo perché sono più facili e più corte.
Evitate, a meno che non possiate disporre di molto tempo e molta memoria, le linee principali di ogni apertura. La Spagnola, ad esempio, ha un’infinità di varianti e non riuscireste mai a impararle tutte. Trovate delle linee minori ( ad esempio quelle con d3 come ha spesso giocato Caruana) e specializzatevi in quelle. Oppure scegliete la Scozzese o la Quattro Cavalli. Lo stesso vale per la Siciliana o la Francese o la Caro-Kann. Cercate di costruirvi un repertorio che tocchi il più ampio spettro di set up in modo che lo studio vi serva anche per il centro partita.
TM
Mi mancano i tuoi video ,,se facessi solo video starei qua a guardarli giorno e notte!!
Eheh grazie mille Riccardo! Purtroppo i video richiedono parecchio tempo, non che gli articoli non lo richiedano ma…spero di poter riprendere al più presto possibile! 😉
Se posso dire la mia, non sono molto favorevole aii video. Il sito, che cito piuttosto spesso, http://www.istruttorescacchi.it è formato quais escusivamente da video. Sono sicuramente ben fatti ma il video, a mio parere, ti fa perdere il contatto fisico con la scacchiera. Questo, per chi gioca tornei, è un fattore di rischio.