Scrivo questo articolo per mettere nero su bianco alcune mie più o meno personali considerazioni sulla tattica, senza che abbiano necessariamente un particolare legame fra di loro.
-Sono stati fatti in passato alcuni tentativi di spiegare la tattica, di ridurla a qualcosa di simile a un insieme di leggi; in particolare, Averbach ci ha provato nel suo libro “Nuovo Metodo di Tecnica della Combinazione”; questo libro tra le altre cose, sostiene che tutti i temi tattici derivano, in ultima analisi, dall’attacco doppio; questo sarebbe IL tema tattico fondamentale, mentre gli altri sarebbero tutti delle variazioni (es infilata e inchiodatura sono attacchi contemporanei a più pezzi sulla stessa linea).
Personalmente se dovessi fare una cosa del genere farei in modo un po’ diverso: metterei da una parte l’attacco doppio, certo, ma dall’altra inserirei anche un secondo tema tattico fondamentale, la rimozione del difensore che riunisce un po’ tutti quei temi che si basano sul concetto di far sì che un pezzo la smetta di controllare una certa casa.
-C’è stato un periodo durante la mia infanzia scacchistica in cui ha scoperto la tattica, e in quel periodo sono schizzato avanti nel punteggio di scacchisti.it di 100 punti netti (da 1000 a 1100); dopo questo enorme salto iniziale tuttavia continuai ad allenarmi duramente sulla tattica (2 ore al giorno circa) migliorando di settimana in settimana fino a diventare a un certo punto decisamente forte in questo settore, ma il punteggio rimaneva sempre lo stesso, non accennando a variazioni di sorta; mi sono reso dunque conto che la tattica è vero che è essenziale per lo scacchista, ma non è tutto; e, se questo è scontato, meno scontato è il fatto che, indipendentemente dalla propria forza tattica, senza una certa competenza nelle varie fasi del gioco non è comunque possibile alcun miglioramento, e dirò di più:
credo che esista una sorta di limite, fissato sostanzialmente dalla competenza strategica dell’individuo, che determina quanto la tattica può influire sulla forza di gioco: ovvero, in sostanza, secondo me l’apporto alla forza di gioco fornito dalla tattica è limitato dalla propria competenza in campo strategico: numericamente parlando, se in tattica sei forte potenzialmente 100 ma il limite che ti impone la strategia è 20, la tattica più di 20 non influirà nelle tue partite; se invece sei forte in tattica 50 e il limite della tua competenza strategica è 40, la tattica influirà di 40 buoni punti sulle tue partite, arrivando al paradosso per cui un giocatore meno forte tatticamente è riuscito a trarre dalla sua preparazione tattica di più, anche in senso strettamente tattico, di uno che magari si è dedicato solo ed esclusivamente a quella.
-Per parte del periodo in cui sono stato appassionato di scacchi mi piaceva sempre insegnare a giocare; in quel periodo tuttavia non facevo mai parola ai miei allievi della tattica, perché temevo che una volta entrati in possesso dei suoi principi si concentrassero solo ed esclusivamente su quella, perdendo di vista le componenti strategiche del gioco (un po’ come era successo a me all’inizio, insomma)
. Col senno del poi vedo bene che ho fatto l’errore di presumere che gli altri avrebbero ricommesso i miei stessi errori (cosa peraltro frequente in molti settori della vita), ma devo comunque dire che il mio atteggiamento dell’epoca avesse comunque una sua ragion d’essere: credo sia innegabile infatti che se fornisci una preparazione tattica adeguata a un principiante questi esploderà di circa 300 punti ELO…
-Una buona padronanza tattica sono convinto che ponga il giocatore -soprattutto l’attaccante- di fronte a problematiche anche di stampo psicologico, perché potrebbe ritrovarsi a dividere in continuazione la sua attenzione fra le componenti strategiche della posizione a quelle più squisitamente tattiche; ad esempio, un tale giocatore potrebbe essere diviso tra la necessità di mobilitare con calma le forze verso il re nemico e magari la tentazione di vedere se per caso sono già presenti nella posizione delle sequenze forzanti per vincere seduta stante; più in generale comunque, credo che la tattica diventi tanto più un problema quanto più uno ci fa caso: se intravedo che la possibilità di ottenere forse qualcosa di immediato tramite una certa manovra per fare pressione su un punto potrei perdere tempo a vedere se ho ragione, laddove a condizioni normali non ci penserei manco di striscio perché la manovra in questione magari è dubbia posizionalmente; un atteggiamento del genere va bene o no? E’ possibile che facendo così una volta su dieci riesca a trovare un seguito che mi fa vincere all’istante, ma questa vittoria vale tutto il tempo perso durante le altre partite? Non lo so, non saprei; io comunque, nel dubbio ci andavo sempre cauto…
Discorso analogo e opposto si può fare per il difensore: quando sei sottoposto a una forte pressione cosa fai? Ti fermi ogni volta a calcolare i più disparati sacrifici temendo un inverosimile matto forzato in 8 mosse oppure ti rassegni, giochi come deve giocare uno che si difende e se poi quell’altro tira fuori la genialata fai un pianto e un lamento e passi alla prossima?
-E’ ormai un luogo comune che negli scacchi la fortuna sia completamente ininfluente. Prendiamo tuttavia questa situazione: sono di fronte a una scelta in cui in una situazione più o meno pari ha due mosse, una aggressiva e una più pacifica, ed io sulla base del mio temperamento scelgo una delle due; dopo un po’ di tempo nella posizione vedo un colpo tattico, sempre in posizione più o meno patta, che chiude la partita sul colpo (non capita sempre, ma può capitare benissimo); questa combinazione tuttavia, non vista né da me né dal mio avversario, è stato possibile solo perché io ho scelto la variante che ho scelto, e la ho scelta non sulla base di considerazioni strategiche, ma sulla base delle mie preferenze personali; in altre parole, per quel che riguarda il tatticismo, che in un caso c’è stato e nell’altro non si sarebbe presentato, io sono andato completamente a caso.
Anche lasciando perdere l’esempio concreto, se guardiamo a come i principianti vedono la tattica, sembra che sia qualcosa di magico che ogni tanto si materializza sulla scacchiera per puro caso; poi col tempo scoprono che le sfumature posizionali hanno un grande impatto sulle possibilità tattiche, ma resta comunque che certe combinazioni hanno, a volte, veramente il sapore di ciò che è uscito fuori dal nulla.
E ancora, lasciando perdere i principianti, poniamo anche caso due giocatori di circolo, entrambi che attaccano come ossessi in una partita di arrocchi eterogenei e poniamo caso che uno vince con un tatticismo: possiamo davvero in piena coscienza dire che colui che ha perso ha perso “meritatamente” perché la sua posizione presentava delle debolezze posizionali, laddove debolezze del genere erano presenti anche nel campo dell’avversario? A questo discorso poi aggiungiamo il fatto che il tatticismo, tipicamente, è più facile a vedersi per chi attacca che per chi difende, quindi anche l’argomentazione “Lo ha visto l’attaccante quindi peggio per il difensore che non l’ha vista” mi sembra debole, poiché a posizioni invertite il difensore (ora attaccante) avrebbe visto la mossa, mentre l’attaccante (ora difensore) avrebbe perso in maniera uguale…
Insomma, non mi voglio sbilanciare troppo, ma non nascondo di avere da parecchi anni la netta sensazione che la fortuna influenzi gli scacchi più di quanto non si pensi comunemente, e che uno dei modi in cui li influenza sia la tattica.
-“Gli scacchi sono al 99% tattica”. Questa famosissima frase detta da Nonricordochi trovo che abbia urgente bisogno di un’interpretazione, poiché messa così è palesemente un’idiozia: teoria dei finali, aperture, strategia, tutte queste cose sarebbero secondo questo qui relegate all’1%?
Secondo me il fatto è che, a livelli da GM, tutte le distinzioni che noi comuni mortali facciamo tra strategia e tattica vengano semplicemente superate, sostituite da una visione olistica del gioco in cui la distinzione non ha più senso: le componenti strategiche della posizione sono ormai non qualcosa a cui loro devono pensare, ma qualcosa di istintivo, banale, che oramai è talmente parte di loro che non gli sembra nemmeno di considerarla nei loro ragionamenti; secondo me l’unica cosa che effettivamente vedono questi qui è il calcolo di varianti; sono convinto che, bene o male, loro calcolino e basta, tutto il resto è banale, scontato; in un’ottica del genere ha senso dire che tutto è tattica, nel senso che tutto è calcolo, e che tutti i principi generali hanno bisogno di trovare una loro validazione concreta, una serie di varianti che ne possa confermare l’utilità, quindi ciò che rimane, ciò che cattura la loro attenzione è solo il calcolo, ed ecco dunque che tutto è tattica…
“Gli scacchi sono al 99% tattica” è un aforisma attibuito a Richard Teichmann. Karpov pensava (e credo pensi tuttora) che questa affermazione fosse una grossa stupidaggine…
Cmq ne approfitto per farti i complimenti per il sito che visito molto frequentemente e con grande piacere.
Grazie di cuore Franco, mi fa piacere che trovi gradevole il sito 😉
Ciao Christian, scusa la mia ignoranza ma…per “livelli da GM” intendi “grande maestro”??????
Scusate ma sono un autodidatta che nn ha mai frequentato scuole o circoli di scacchi.
Grazie.
Sì… GM sta per Grande Maestro.
Grazie Mario….
Altro articolo interessante Mario, complimenti…Sono d’accordo su quello che dici e sopratutto che i GM giocano seguendo determinati piani che poi possono sfociare in tatticismi a seconda di anche piccoli errori dell’avversario…
Penso sia quello il punto e succede anche a bassi livelli se ci pensiamo…Noi avviamo un piano, cerchiamo di assaltare l’arrocco per esempio se abbiamo una situazione di arrocchi eterogenei, cerchiamo di far pressione su di un pedone arretrato in una difesa in cui questo viene a crearsi, cerchiamo di esaltare al massimo l’attività dei nostri pezzi, affinchè abbiano il maggior POTENZIALE DI AZIONE sulla scacchiera. Ebbene questo potenziale strategico(in analogia al mondo elettromagnetico) può dar vita ad una corrente elettrica, ad un tatticismo. Se per esempio stiamo avviando un piano di attacco mediante un riposizionamento di un nostro cavallo ma vediamo che accidentalmente il nostro avversario mette in linea donna e re ecco che tutto ciò che stavamo facendo perde di importanza e ci affrettiamo a buttare un alfiere o una torre contro la donna!
E’ questo il punto secondo me(almeno per quella che è la mia attuale comprensione scacchistica, e quindi di basso livello): piani strategici per racimolare piccoli vantaggi, per giungere magari in un finale vincente, ma tatticismi che possono nascere da un momento all’altro a causa di errori dell’avversario, o spesso tatticismi che vengono a crearsi per la nostra superiorità strategica che finsice appunto nel conretizzarsi perché l’avversario non ha saputo fare altrettanto…