Studiare I Classici Di Scacchi (1° Parte)

Perché studiare i classici? Sono passate decine se non centinaia d’anni dalle partite dei grandi, la teoria degli scacchi si è evoluta ed è cambiata, perché dovremmo ancora prendere in considerazione quelle partite?

Scrive Mikhail Shereshevskij che ai suoi allievi fa studiare le partite dei classici perché sono molto pratiche. In effetti è proprio così. Nelle partite dove Alekhine gioca contro avversari che non sono del suo livello, si può nettamente intravedere il suo pensiero. Vediamo che l’avversario gioca mosse inutili e d’attesa mentre il nostro Alekhine con mosse quasi chiare e semplici sta per preparare un piano incredibilmente geniale.

Proprio con queste partite si riesce ad imparare, perché riusciamo a vedere nascere il piano e lo vediamo anche portare fino alla fine. Difficilmente in una partita fra Anand e Topalov riusciremo a vedere uno dei due giocatori che concepisce un piano e lo porta fino alla fine senza interruzioni.

Gli scacchi moderni iniziano con Steinitz, prima di lui ci sono stati sicuramente molto forti giocatori come Philidor, Morphy, ma la teoria degli scacchi e del gioco posizionale prende vita con Steinitz. Prima di lui gli scacchisti ritenevano di essere i soli responsabili del corso degli eventi sulla scacchiera; loro pensavano che era sufficiente stare bene quel giorno e sentirsi ispirati per poter fare una buona partita piena di combinazioni sensazionali, erano i giorni dell’immortale di Anderssen.

Steinitz è stato il primo a voler verificare il dogma della creatività, affrontandolo e cercando di dare a questo delle spiegazioni razionali, giungendo a conclusione che le brillanti combinazioni non sono possibili solo se un giocatore è particolarmente ispirato quel giorno, ma bensì se la posizione lo concede. Non è dunque possibile riuscire a fare grandi combinazioni in ogni posizione. Delle volte si verificano delle posizioni nella quale anche il giocatore più brillante è del tutto inerme e incapace di creare una qualsiasi combinazione.

La sua principale scoperta è stata quella di capire che ogni partita di scacchi deve essere giocata concependo un piano e che il piano dipende dalla valutazione della posizione. 

Steinitz ha elaborato molti principi di gioco posizionale. Il primo di tutti è che bisogna giocare secondo un piano, e il secondo è che ci sono principalmente 3 fattori che influenzano la valutazione della posizione:

  • Vantaggio di tempo (sviluppo)
  • Vantaggio di forze (materiale)
  • Vantaggio di spazio

Questi tre aspetti hanno costituito il punto di partenza per una valutazione posizionale e per la formazione di un piano.
Molte altre regole poi sono state avanzate, come per esempio quella di cambiare i pezzi quando si è in vantaggio di materiale. Se per esempio io gioco con Torre Donna e Re contro Donna e Re, riuscendo a scambiare le Donne si entrerebbe in un finale elementare di Re e Torre contro Re, con una vittoria assicurata.
Questa regola è ormai nota a tutti ed è un valido modo per terminare in fretta la partita senza troppe complicazioni. Ma pochi di noi conoscono anche questa regola nascosta:

Con un vantaggio di materiale ma uno svantaggio di sviluppo, non cambiate mai i pezzi giù sviluppati

Molti come Stenitz cercarono di apportare il loro contributo alla formazione della teoria di scacchi. Da ricordare è sicuramente Znosko-Borovsky che dà alcuni consigli quando si gioca con poco spazio sulla scacchiera.
Consiglia di stabilire quale tuo pezzo sia peggio piazzato e quel’è il piano che il tuo avversario si appresta ad attuare. Poi è necessario migliorare il posizionamento di quel dato pezzo, prevenendo contemporaneamente anche le intenzioni del tuo avversario.

La teoria di Steinitz non finisce qui. Egli scrisse anche della superiorità della coppia d’alfieri, oltre che al vantaggio della maggioranza di pedoni sull’ala di donna. Sempre Steinitz scrisse:

Se avete un vantaggio, dovete attaccare, giocare in modo attivo, altrimenti il vostro vantaggio inevitabilmente svanirà.

Steinitz scrisse molte cose corrette, però in tutta la sua teoria vi è una grande falda. Steinitz ha tralasciato la dinamica di gioco, ha considerato gli scacchi come se fossero in stato di quiete. Tutte queste regole di Steinitz sono valide ed applicabili in molte situazioni, ma non sono valide per ogni situazione.
Esaminando le partite di Steinitz, possiamo notare che egli applicò alla lettere i suoi “consigli” e molte volte ebbe delle grandi smentite. Forse continuava imperterrito ad avere un gioco “secondo le regole” proprio per affermare le sue teorie.
Un giocatore che invece applicò in maniera vantaggiosa le regole di Steinitz fu Rubinstein. All’interno del Manual of Chess di Lasker, l’autore afferma che le partite di Rubinstein siano degli esemplari dal punto di vista della teoria di steinitz.

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